La musica senza aggettivi, o seria1, nella sua eterna predilezione verso la ricerca e la sperimentazione, si mostra diversa da se stessa e si arricchisce di dettagli preziosi a ogni ascolto. Le sensazioni trasmesse all’ascoltatore offrono spunti di riflessione su se stessi e sul contesto da cui ci isola per mezzo di un impianto stereo o un paio di cuffie—diciamocelo, anche la sala da concerto è un luogo di solitudine. A dirla tutta, proprio per il modo in cui è definita, questo tipo di musica difficilmente segue le linee guida dettate dall’industria musicale; Paolo Castaldi, intervistato da Luciano Berio nel contesto del programma televisivo C’è Musica & Musica, dichiarò:

[…] la prima [la musica “leggera”] bisognerebbe che fosse discussa come fatto sociologico, piuttosto che come fatto musicale. A parere di molti, e un po’ anche mio, essa non è veramente musica perché, per definizione, musica è quella che è fatta secondo i gusti di chi la compone, mentre invece la musica commerciale non è fatta secondo i gusti di chi la compone ma secondo i gusti di chi la deve consumare, cosa che è in conflitto con il concetto stesso di composizione.

Ma le eccezioni non sono poi così rare.

Da ragazzo trovavo ciò che cercavo nel mondo del progressive rock, un tipo di musica ai limiti del tecnicismo stucchevole ma estremamente descrittiva e ricca di sfaccettature, qualcuno direbbe paesaggistica. Alle soglie della maturità mi sono allontanato da questo ambiente prevalentemente per una fisiologica esigenza di rinnovamento e considerata la deludente scena prog moderna mi sono buttato a capofitto nel jazz, nella modern classical (davvero, la gente usa questo termine), nell’ambient music e nella musica elettronica.

Quando una canzone mi colpisce dal punto di vista armonico, melodico, ritmico e timbrico (tipo, mi piace) cerco di trascriverla nel modo più completo possibile. A lavoro concluso, dopo qualche minuto di autocompiacimento, mi dispiaccio del fatto che il frutto del mio impegno debba rimanere a fare la polvere (virtuale, s’intende) in qualche cartella del mio computer, perciò decido di metterlo a disposizione di qualunque internauta interessato. In questo blog ve le propongo, in formato PDF, oltre a qualche informazione d’obbligo a contorno.

Ultima cosa: ho scelto di caricare i file su Gumroad impostando come base di prezzo la cifra simbolica di un Euro, scelta derivata dal fatto che le trascrizioni mi sono costate molte ore di lavoro e che l’idea di una diffusione indiscriminata di materiale sul web non mi garba molto. La piattaforma offre anche la possibilità di donare un cifra arbitrariamente più alta, se qualcuno si sente di contribuire maggiormente al mio lavoro!

Ovviamente sono ben accetti commenti, critiche o suggerimenti. Se qualcuno trovasse degli errori nelle partiture, avesse proposte di trascrizione o magari un lavoro da commissionare mi contatti pure, discutiamone!

LP

  1. res severa est verum gaudium, scriveva Seneca. Alcuni posteri, molti anni dopo, nel 1781, pensarono bene di ricordarlo agli spettatori della Gewandhaus, la sala da concerto più famosa di Lipsia, con dei caratteri cubitali stampati all'interno dell'edificio originario.